Agli occhi di uno scettico l’idea di più di 40 ragazzi che si riuniscono tutti insieme per 3 giorni di fila nello stesso posto per studiare può sembrare assurda se non infattibile. “Ma poi si studia davvero?” ha chiesto mia mamma quando le ho parlato dell’iniziativa della convivenza tenuta all’Osservanza dal 9 all’11 Febbraio. Non la potevo biasimare, visto che ha ben presente i risultati delle giornate di studio con i miei amici, questa volta però i fatti sono stati molto diversi. Mi sono trovata spesso a fare un paragone con quello che sarebbero stati i miei pomeriggi se non avessi per qualche ragione accettato questa proposta e non ho potuto fare a meno di sentirmi fortunata. La noia ha lasciato il posto alla voglia di fare, quella nausea che mi prende lo stomaco ogni volta che apro il libro di matematica si è trasformata in coraggio di affrontare i miei limiti con la consapevolezza che qualcuno era al mio fianco per aiutarmi. Quel mostro pericoloso che è la routine e che appanna ogni bella giornata quando si fa sentire, si confondeva e spariva in mezzo ai sorrisi, alle battute e ai sospiri esausti di chi aveva un compito il giorno dopo. La scuola non è certamente un’avventura facile per nessuno di noi e per questo abbiamo ogni tanto bisogno di qualcosa o qualcuno che ci ricordi la ragione e la bellezza di quello che facciamo, che ci faccia capire che la scuola non è un modo subdolo per farci sentire delle nullità ma piuttosto una palestra per la nostra mente, dove capire per cosa siamo portati. Vivendo la nostra quotidianità con gli altri, lo studio diventa un mezzo attraverso il quale si stringono rapporti, si scoprono qualità inaspettate da mettere a servizio di tutti e ci si arricchisce di nuove esperienze, che non si sarebbero mai vissute a casa da soli, magari per paura di non riuscire a concentrarsi in mezzo a tante persone. A questo proposito ci hanno aiutato alcuni ragazzi più grandi che richimavano il silenzio quando ce n’era bisogno. Oltre alla sala di studio individuale, silenziosa come una biblioteca, ce n’era anche una di studio di gruppo dove ci si poteva confrontare sulle cose. Pur avendo avuto solo 3 giorni di tempo, non ci siamo concentrati solo sul nostro piccolo mondo scolastico, ma abbiamo avuto l’occasione, di ampliare il nostro sguardo grazie alla visione del film “Miral” che parla del conflitto arabo israeliano. Non riesco a pensare ad un modo migliore di questi tre giorni per cominciare il secondo quadrimestre al meglio!
di Giorgia Bertozzi, già su Nuovo Diario Messaggero il 19 febbraio 2015
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Giugno 2015
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